Oltre il muro: Guerrilla Spam e la necessità di una nuova mitologia urbana

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Oltre il muro: Guerrilla Spam e la necessità di una nuova mitologia urbana

Nella mostra fiorentina Di mondi lontanissimi, delle perdute pitture di Pontormo e altro ancora, Guerrilla Spam firma non solo la sua prima personale in una galleria, ma anche un atto di fondazione. Quindici anni dopo le prime affissioni illegali, il collettivo approda a una narrazione museale che non snatura il proprio linguaggio, ma lo espande in un territorio simbolico nuovo. È l’inizio di una possibile mutazione: da gesti urbani fugaci a mitografie contemporanee.

Se l’arte urbana nasce per definizione come effimera, guerrigliera, marginale, questa mostra — ospitata nella nuova sede della Street Levels Gallery, tra le realtà più coerenti del panorama nazionale — dimostra che è possibile un passaggio ulteriore: la costruzione di una tradizione contro-egemonica. L’uso consapevole della storia dell’arte — dal Pontormo ai kylikes attici, dalle mani di Gargas ai bestiari medievali — non è qui un orpello erudito, ma un’operazione di risignificazione: Guerrilla Spam fonda un linguaggio iconico che è, paradossalmente, tanto personale quanto collettivo.

Questo passaggio ha conseguenze profonde: nel momento in cui l’arte urbana si dota di una archeologia del simbolo, inizia a dialogare non solo con la città ma con il tempo. Non più solo denuncia o decoro, ma metanarrazione: la possibilità che l’arte urbana diventi uno strumento per raccontare ciò che la cultura istituzionale non riesce (o non vuole) più leggere.

In questa ottica, la triade ombra-luce-colore non è soltanto una struttura espositiva, ma un modello epistemologico. L’ombra come potenziale invisibile, la luce come ferita di coscienza, il colore come trasfigurazione: tre stadi di un processo che si oppone alla bulimia visiva contemporanea. Guerrilla Spam non chiede di essere capito al volo, ma di essere attraversato, lentamente. In un presente saturo di immagini senza spessore, propone immagini da abitare.

Il futuro, quindi, si gioca sulla capacità dell’arte urbana di non restare prigioniera della propria immagine ribelle, ma di assumersi il rischio della complessità. La mostra fiorentina è un punto di partenza: l’inizio di un processo che potrebbe portare Guerrilla Spam (e con loro altri collettivi consapevoli) verso una nuova stagione del muralismo, dove la parete non è più solo superficie, ma soglia. Un luogo dove ciò che è assente – come gli affreschi del Pontormo – genera nuove presenze. Dove il segno non è soltanto protesta, ma profezia.

In definitiva, Di mondi lontanissimi non è solo una mostra. È una domanda lanciata nel vuoto culturale che spesso ci circonda: siamo ancora capaci di costruire visioni condivise? Di cercare, nei simboli del passato e nel caos del presente, nuovi alfabeti per leggere il mondo? Guerrilla Spam risponde con un’esposizione che è mappa e rito, opera e apertura. Il resto — come ogni mitologia degna di questo nome — tocca a noi immaginarlo.

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