Luciano Di Gregorio, Fragilità dell’arte, digitale su tela

In Fragilità dell’arte, Luciano Di Gregorio offre un’immagine di forte impatto visivo ed emotivo, costruita su un elegante equilibrio di caos e delicatezza. Il cavallo, chiaro richiamo al mito del cavallo di Troia, si configura qui non come veicolo di conquista, ma come simbolo della vulnerabilità intrinseca dell’arte stessa. La figura equina, realizzata in tonalità monocromatiche su fondo marmoreo screziato, è attraversata da una trama vivace di piume spezzate, schegge rosse incandescenti e dettagli naturalistici – frutti, foglie, piccoli animali – che emergono e si dissolvono nella materia del corpo.

Il contrasto tra la severità delle linee strutturali e l’esplosione disordinata degli elementi naturali evoca la tensione tra forma e dissoluzione, tra permanenza e caducità. Le ferite che sembrano lacerare la sagoma del cavallo, accentuate da schizzi rossi, trasmettono una sensazione di lotta interna: la bellezza, suggerisce Di Gregorio, è fragile non solo fisicamente, ma concettualmente, continuamente esposta a forze distruttive.

L’uso digitale permette all’autore di stratificare il linguaggio visivo in modo sottile ma complesso: la precisione grafica convive con l’imprevedibilità organica, ricordandoci che anche le opere d’arte, apparentemente eterne, sono soggette all’erosione del tempo e della società.

In definitiva, Fragilità dell’arte è un’opera intensa, che non si limita a una rappresentazione estetica ma invita alla riflessione: sull’effimero, sulla memoria culturale, e sulla responsabilità di preservare ciò che è bello e fragile.