L’amore come illusione biologica: riflessioni oltre Schopenhauer

0
11

L’amore come illusione biologica: riflessioni oltre Schopenhauer

Nell’epoca delle relazioni digitali e dell’iperesposizione emotiva, riscoprire il pensiero di Arthur Schopenhauer sul tema dell’amore è un esercizio di disillusione. Il filosofo tedesco, con impietosa lucidità, affermava che ciò che gli uomini chiamano amore altro non è che un’illusione orchestrata dalla volontà della specie, un trucco della natura per garantire la riproduzione. Ma cosa accade se prendiamo sul serio questa intuizione e la confrontiamo con le dinamiche contemporanee?

La trappola dell’amore romantico

Per Schopenhauer, l’innamoramento è un impulso cieco, non un atto di libertà individuale. È la volontà della specie che parla attraverso di noi, spingendoci verso partner che possano garantire la massima efficacia genetica. L’amore romantico, con le sue promesse di eternità e fusione, è solo la maschera più affascinante e ingannevole di questo impulso.

Oggi, in una società che ha eletto il sentimento a diritto e destino, questa visione è difficile da accettare. Eppure, guardando alle dinamiche relazionali attuali — l’instabilità affettiva, l’esplosione di divorzi, il disagio maschile crescente — si coglie quanto sia ancora attuale il senso di smarrimento che Schopenhauer descriveva. Molti uomini (e donne) vivono relazioni come investimenti emotivi fallimentari, aspettandosi giustizia dove esiste solo selezione naturale.

La donna come stratega emotiva?

Una lettura radicale del pensiero schopenhaueriano oggi viene usata per sostenere che le donne agiscano secondo istinto di sopravvivenza emotivo-strategico: selezionano, testano, scartano. Questo approccio, però, rischia di cadere in una semplificazione biologica e in una retorica vittimista. La realtà è più sfumata.

Le donne non sono manipolatrici per natura, ma sono cresciute — come gli uomini — in una cultura che premia certe forme di potere invisibile. Se negli uomini la forza e l’ambizione sono storicamente associate al successo, nelle donne è stata l’intelligenza relazionale a garantirne la sopravvivenza e l’influenza. È una forma diversa di agency, non necessariamente inganno.

Il bravo ragazzo e il mito del merito

Uno degli errori più frequenti nel discorso relazionale maschile è l’idea che basti essere “buoni”, presenti, devoti, per meritare amore. Ma l’amore non è un premio etico, né una conseguenza logica del dare. È un campo magnetico complesso, dove entrano in gioco attrazione, status, sicurezza, indipendenza, fragilità. Il “bravo ragazzo” che soffre perché viene ignorato forse ha creduto in una narrativa semplicistica: che la bontà basti. Ma ciò che spesso manca non è il valore personale, ma la comprensione del gioco.

La libertà come disincanto

Il vero insegnamento di Schopenhauer non è che le donne siano “cattive” o “infantili” — una lettura datata e caricaturale — ma che il mondo degli affetti non va idealizzato. La libertà nasce nel momento in cui vediamo le dinamiche per ciò che sono: biologia, psicologia, cultura. Solo allora l’uomo (e la donna) possono smettere di inseguire fantasmi romantici e iniziare a costruire relazioni più adulte, consapevoli e simmetriche.

Dopo la delusione, la strategia

Non si tratta di diventare cinici, ma strategici. Chi si muove nel mondo relazionale senza conoscere le sue regole, cade. Chi conosce il gioco, non per sfruttarlo ma per non subirlo, può finalmente uscire dalla logica del bisogno e dell’idolatria affettiva. Il contrario dell’amore cieco non è l’odio, ma la lucidità.

E allora sì, forse non amerai mai più “come prima”. Ma potresti iniziare ad amare in un modo nuovo: non per riempire un vuoto, ma per condividere una pienezza. Non per completarti, ma per evolvere.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here