In questo enigmatico ritratto digitale, realizzato con la maestria e la patina cromatica della pittura a olio rinascimentale, assistiamo a una mescolanza di simboli che sfida le gerarchie del potere e le convenzioni del ritratto ufficiale. L’opera ritrae una figura maschile vestita con le vesti papali, seduta su un trono ligneo dallo stile barocco, ma con un’espressione severa e un gesto quasi comico: un dito sollevato, su cui sospende magicamente una pallina da golf. In testa, una berretta da giullare, doppia e bipartita, che contrasta con la solennità del suo ruolo apparente.
Il medaglione che porta al collo – il sigillo presidenziale degli Stati Uniti – sostituisce la croce pontificia. È il segno più evidente di una fusione iconografica che diventa parodia del potere spirituale e secolare, fondendo due archetipi della leadership (il Papa e il Presidente) in una figura che ne rivela, attraverso l’ironia, la vanità e l’assurdo.
Il gesto di far levitare una pallina da golf – sport elitario spesso associato ai potenti – aggiunge un livello di assurdità surreale che riecheggia la pittura fiamminga e la satira pittorica di Hieronymus Bosch. Ma è anche un richiamo all’ossessione moderna per l’immagine e l’intrattenimento: il potere come spettacolo, il leader come buffone sacro.
Non siamo davanti a una semplice caricatura, ma a una mise en abyme del potere stesso. L’artista ci costringe a riflettere: dove finisce il potere reale e dove comincia la sua messa in scena? È ancora possibile distinguere il sacro dal ridicolo quando i simboli sono intercambiabili?
Quest’opera, con la sua precisione tecnica e la sua ironia profonda, parla direttamente al nostro tempo: un’epoca in cui la sacralità del potere vacilla, ridisegnata ogni giorno nel teatro mediatico. In questo senso, più che un ritratto, è uno specchio.